Il punto della situazione dopo la nascita del governo Draghi: chi ha vinto e chi ha perso tra le forze politiche che sostengono l’esecutivo.
Dopo il plebiscito dei primi giorni, il governo Draghi parte in salita – come prevedibile – alla luce dei malumori che serpeggiano tra le forze politiche per la formazione della squadra dei ministri scelta dal nuovo premier: il Movimento 5 Stelle vive un momento di caos profondo, il Pd paga lo scotto della quote rosa. Esultano Lega e Forza Italia che in fondo avevano tutto da guadagnare e nulla da perdere.
Governo Draghi, chi ha vinto e chi ha perso tra le forze politiche
Le reazioni dell’ultima ora non lasciano dubbi sul fatto che il Movimento 5 Stelle almeno apparentemente e almeno per il momento rientri nella lista degli sconfitti. È vero che i pentastellati hanno portato a casa il super Ministero della Transizione ecologica, ma è vero anche che sembra avere una funzione ridotta rispetto al piano originario di Beppe Grillo. Per quanto riguarda i ministri, i 5 Stelle ne portano a casa 4 e sono tutte conferme. Nessuna new entry quindi, escludendo Cingolani, che tutti provano a tirare per la giacca ma che è difficile da collocare in uno scenario politico.
Il Partito democratico non può lamentarsi della squadra di governo. Guadagna l’ingresso di Orlando, ha una presenza considerevole nell’esecutivo anche se non ricopre ruoli-chiave. È vero anche che i Ministeri più importanti sono andati ai tecnici, quindi tutte le forze politiche hanno dovuto raccogliere il resto. Il Pd paga però la questione delle quote rosa. I dem non hanno un ministro donna, e questo ha sollevato diverse polemiche che hanno interessato inevitabilmente anche il Segretario Nicola Zingaretti.
La Lega esce a testa alta. Giorgetti occupa un ruolo importante nella squadra dei ministri e il partito guidato da Matteo Salvini ottiene anche il Ministero per le Disabilità, storica battaglia del Carroccio, abbracciata dal nuovo Presidente del Consiglio.
Vince anche Forza Italia che mai avrebbe immaginato di avere tre ministri nel corso di questa legislatura. Silvio Berlusconi si muove con astuzia, fa valere la sua visione europeista e diventa una risorsa preziosa per gli equilibri dell’esecutivo.
E Italia Viva?
Italia Viva diventa un partito marginale ma Renzi è consapevole di potersi presentare, come già fatto all’estero, come il salvatore della patria, l’uomo che ha portato Draghi a Palazzo Chigi nel momento del bisogno. Questa manovra potrebbe valergli un incarico all’estero o un balzo in avanti nei sondaggi. Difficile a dirsi.
